Le mie tematiche
- The Blue Book Lover
- 11 mag 2022
- Tempo di lettura: 3 min

Esse, specie in questi ultimi anni, fanno appello a ciò che ciascuno nega a sé stesso sovente, cioè la religione naturale e deista che permane sconosciuta alla maggioranza di noi ma discende da lontane origini.
La ricerca del bello e del perfetto, dei giusti volumi, delle luci chiare e delle tenere ombre si esplica in me con una dirompente potenza creatrice che non si smorza collo scorrere del tempo, anzi, sempre più m’esalta ed esprime sfociando nell'estemporanea manifestazione della nuda e semplice aspirazione al divino, al perfetto e immortale, caratteristica della mia anima. Ciò definisce le forti, veloci e colorate emozioni che caratterizzano la mia pittura e muovono le mie mani nel modellare la creta: dignità ed esaltazione che nel momento della creazione artistica colmano la distanza fra l’umano e il divino che esiste in ciascuno.
Ardore e passione dirompenti li ho in qualche modo sedati per anni, eppure mi hanno travolta in momenti di grande fervore e attività.
È così che per lungo tempo mi sono dedicata esclusivamente alla letteratura cristiana e sacra: mi pareva che il potere di plasmare con le mani, di idealizzare con lo sguardo, di realizzare col sentimento l’impresa mi spingessero oltre i limiti imposti alla mia umanità a volere rassomigliare al Creatore e in ciò il “mio cristianesimo” mi condannava.
Invero fare arte, fin dall'istante in cui si concepisce l’idea, rende simili a Dio e tuttavia, siccome è impossibile e contro natura privarmene, sono giunta a smentire, nel dare sfogo alla passione, gli inattendibili insegnamenti religiosi ricevuti.
Ho infatti finalmente compreso che è quella scintilla del divino in me a portarmi a ricercare il meglio nel preciso momento dell'atto creativo (che scriva, dipinga o che modelli la materia): il confronto coll’eterna e immutabile essenza di Dio è il segno della sua vita perfetta e in continua evoluzione nell'umanità perfettibile.
Tale segno va compreso, accettato e appieno vissuto, giacché vi è traccia di divina discendenza quanto nella brama di ascendere alla compiutezza degli dèi che accomuna gli artisti.
In questa ottica di ricerca di connotazioni divine attraverso lo strumento del colore ho spesso rappresentato le divinità classiche nei miei dipinti.
La mia facoltà di reinterpretare la quotidianità, stanti temporaneità e imperfezione umani, psiche e raziocinio, sconfina e trasmoda il presente per ricongiungermi nell'essere interiore alla consapevolezza dell'infinito Sé in quanto entità, dunque stirpe degli dèi (Manifesto del Movimento Artistico Mutazionista, p. 11: "... Accetta la teoria di Charles Robert Darwin nella parte in cui fa riferimento ad un 'antenato comune' ma ne respinge con decisione l’interpretazione secondo cui tale antenato possa essere stato di una specie diversa, ritenendo che l’intelligenza, l’industriosità, le arti e tutte le attività degli uomini siano la prova che gli esseri umani sono stirpe degli dèi").
Il mio lavoro artistico e letterario, controcorrente per scelta, in virtù dell'esperienza maturata e sofferta avanti descritta, vuole al contempo divenire invito a rivedere nel profondo di noi stessi, oltre la coscienza razionale e dall'altra parte delle epoche ma anche di là dalla fantasia, la causa del nostro vivere, la radice, le ataviche origini dell'uomo.
Se studiate dall'alto al basso ragione e fantasia riflettono empatica illuminazione fin là che l'ispirazione ci riavvicina all'originaria ascendenza di ciascuno, divina nostra origine, e ci pone in condizioni di ritrovare una religione naturale latente, mortificata e svilita da duemila anni di cristianesimo imposto. Tanto premesso, le mie tematiche andrebbero interpretate senza vincoli e remore, al di fuori di paradigmi di sorta e a prescindere dalla religione benché esprimano una certa religiosità.
Bellezza ed espressività da sole magari no, ma raggiungere l'obiettivo di reinventare un filone artistico motivante e liberatorio che sciolga dagli schemi della cosiddetta “modernità” anche per scelta di stile e tecnica, ebbene sì, è mia ambizione.
Traduco: faccio ciò che sento nell’animo, e di conseguenza non sono “astrattista” fra virgolette e probabilmente neppure “moderna”, detto sempre fra virgolette, infatti rifiuto di seguire le correnti.
Quanto a me, rappresento la grandezza dell’essere umano raccontato nella perfezione degli dèi che al meglio esprimono tanto l’umanità quanto la divinità di ciascuno di noi. Inoltre, così come sono convinta che nessuna impresa è più accurata, completa e perfetta dell’opera di Dio da cui l’artista trae ispirazione, e nessun maestro progredisce se non sublima la sua azione nella consapevolezza d’essere stirpe di Dio, sono altresì persuasa che il vero artista non segue le mode, anzi, è un genio solitario e unico, spesso incompreso nella propria generazione.
Testo tratto dal mio ArtWebSite/ Contenuto coperto da copyright © Antonia Calabrese
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